venerdì 16 settembre 2011

PORTO SANTA MARGHERITA, DA UN PROGETTO FARAONICO AD UN PROGETTO DI "CARTELLO" LA SOSTANZA NON CAMBIA


Il "Comitato" non può sostenere tale progetto, qualsiasi sia il nome dell'investitore, a prescindere che sia di Santa Margherita Ligure o della Nigeria.
La presentazione del porto Cavour, è la conferma di un fatto emblematico di come l'amministrazione si adegui passivamente alle richieste imprenditoriali, anziché proporre soluzioni sul porto cittadino, la cosa più riprovevole è che, inseguendo un turismo, si privatizzi (di fatto) oltre che la costa anche il mare.
Ma un'amministrazione comunale, non dovrebbe proporre un modello di sviluppo di città ed eventualmente, dopo, chiedere aiuto se strettamente necessario ai privati?
Ma cosa ci stanno a fare?
Questo progetto (come quello precedente) dimostra, che pezzi di città (riconosciuta in tutto il mondo) saranno regalati ad imprenditori privati, i quali probabilmente scaricheranno sulla collettività molti costi e pochi benefici, e incamereranno i profitti, instaurando prevedibilmente dei veri e propri monopoli privati, fatti di accordi di cartello.
A fronte di quanto sta avvenendo, non senza polemiche pesanti in città, è necessario costruire un ampio consenso cittadino che ponga le basi per invertire la rotta che sta portando Santa Margherita alla dissoluzione, riaffermando il carattere pubblico delle coste e del mare, con una gestione che ponga al centro i cittadini, e la tutela dell’ambiente.
Nei prossimi giorni il Comitato “Difendi Santa” deve obbligatoriamente scegliere fra le uniche due opzioni possibili :
Presentare un progetto di riqualificazione attraverso una società a partecipazione popolare e/o
Imporre all'Amministrazione un progetto pubblico da sottoporre ai cittadini.
Cedere il territorio ad investitori a questi "nuovi privati" il cui interesse risiede nel guadagnare denari, costituisce la più inopportuna scelta operabile per le generazioni future: questo modo di fare urbanistica penalizzerà tutte le attività economiche legate al NOSTRO patrimonio storico e ambientale, oltre a deturparne la bellezza e l'integrità.
Questi pontilisti che detengono di fatto le concessioni in regime monopolistico ed esclusivo devono cedere il passo alle nuove generazioni, ricordandosi che una concessione non può essere a vita.

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