lunedì 18 aprile 2011

BUON VIAGGIO, COMPAGNO ICO.



Di Nicola Rollando



Incontrarsi con Ico non era mai banale. Forse per il suo sarcasmo e la comune abitudine alle peggiori sconfitte, ai voltafaccia di tanti vecchi amici e all’ ipocrisia dominante, ci riusciva facile passare moltissimo tempo a parlare , tra una bestemmia e l’ altra, sia dei massimi sistemi che delle piccole cose della quotidianità. Al di là delle scelte, che qualche volta ci hanno diviso, c’ era una grande consapevolezza che ci legava fortemente: quella di capire i confini dell’ azzardo e della giustezza di situazioni che, soprattutto negli ultimi tempi, non erano mai completamente giuste o sbagliate.
Non ci siamo mai dovuti giustificare di nulla, anche di fronte a prese di posizione diverse.
Ci bastava un attimo per capirci e trovare facilmente una quadratura del cerchio.
Anche la concezione della politica, intesa come un servizio, a volte anche noioso, dove la testimonianza di valori assoluti e il rapporto con le persone dovevano comunque avere assoluta priorità sulle logiche di parte, ci portava ad una intesa istintiva e normale, in tutte le occasioni in cui abbiamo potuto operare insieme.
Così, pure l’ investitura popolare di paladino della radicalità di sinistra, non lo entusiasmava. Gli era certamente più congeniale vivere gli aspetti della quotidianità in mezzo alla sua gente, così come attivarsi e partecipare a momenti di festa e di solidarietà come quelli in cui si è trovato a morire.
Nonostante tutto non è mai sfuggito alle sue responsabilità e ci lascia in eredità, in un contesto nazionale e internazionale di sfaldamento , l’ esperienza unitaria della sua lista che è riuscita con una facilità disarmante a mettere insieme tutte quelle sensibilità della cultura operaia che altrove non riescono neppure a parlarsi.
Un vuoto immenso.

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