domenica 17 aprile 2011

LA DURA VITA DELL’ AMMINISTRATORE



Non se la passano bene, in questo periodo, i sindaci del Tigullio.
Agostino, a Chiavari, condannato a sei anni di galera per concussione. De Marchi a S. Margherita, nell’occhio del ciclone per i traffici immobiliari svelati dalla stampa. Vaccarezza a Lavagna che vede il suo comune inserito nell’ elenco dei comuni a più alta infiltrazione mafiosa. Lavarello a Sestri, nello sfaldarsi del la sua maggioranza, è costretto a ritirare il suo devastante progetto di ridefinizione del suo “parco” , sotto lo scacco di una sicura sconfitta referendaria.
Non è questione di onestà personale, di schieramento politico.
Non è questione di rispetto delle regole.
A prescindere dalle colorazioni di parte, dalla qualità e dalla quantità delle denuncie e delle condanne, c’è un dato certo che unisce tutte le più importanti nostre Amministrazioni Comunali: la impressionante dimensione della colata di cemento che, nel distruggere il nostro territorio, diventa pre-condizione per tutte le peggiori infiltrazioni, per tutte le peggiori angherie.
Sono due i fattori determinanti di questa situazione.
Da una parte la forza delle concentrazioni economiche, più o meno mafiose, più o meno legali presenti sul territorio, in grado, non tanto di condizionare, quanto di essere in prima persona artefici veri e propri delle politiche urbanistiche e sociali delle nostre città. Le cooperative emiliane, il gruppo Volpi-Bandera, il cavalier Arvedi, il Marchesino, il gruppo Duferco, Jack Rock Mazreku, tutte le varie prebende vaticane e le ‘ndrine mafiose. Dall’ altra, lo stato comatoso di una politica senza progetti e basi sociali diverse da quelli lobbisti.
La contrapposizione tra quei potentati che non riescono a spartirsi le fette delle varie torte rappresenta , in fondo, l’unica vera sostanza della dialettica politica.
Ma gli inquietanti scenari internazionali, dalla nuova guerra di Libia al disastro nucleare giapponese, ci dicono che se si persevera nel considerare l’ acqua, l’ energia, la casa come semplici occasioni di profitto, non si arriva da nessuna parte.
Porre al centro i diritti fondamentali della dignità umana, significa rivedere, ribaltare la concezioni liberiste che hanno appestato l’ umanità di questi ultimi decenni.
Solo partendo da qui, da questo semplicissimo spartiacque sarà possibile difendere il nostro territorio, la nostra storia.
A conferma di ciò si può constatare come, su tutto il territorio, non esita una sola forza politica, fatto salvo il nostro piccolo Partito Comunista dei Lavoratori, che sia sempre e comunque in difesa dell’ ambiente e della democrazia. Tutti gli altri sono ambientalisti quando sono all’opposizione e cementificatori selvaggi quando governano.
Non è questione di onestà, quanto di scaltrezza nel non farsi prendere con le mani nel sacco.
Mandare a casa i vari De Marchi, Lavarello, Agostino e compagnia bella senza invertire la concezione della politica dominante e trasversale agli schieramenti non servirà a nulla, salvo a determinare un repentino e semplice adeguamento delle cricche affaristiche.

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